Il Giardino Botanico del Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza nasce a partire dal 1981 per iniziativa di alcuni soci del Gruppo Speleologico Faentino sul preesistente vivaio Paganelli, destinato alla produzione di piante ornamentali in gran parte esotiche. Inizialmente furono introdotti esclusivamente alberi e arbusti della flora locale con intenti divulgativi e didattici, una collezione visitabile quanto le sale del museo stesso e ad esso strettamente collegata. Successivamente, ad opera di Paolo Liverani che provvide alla sua gestione fino alla scomparsa avvenuta il 6 marzo 2005, furono introdotte ulteriori essenze soprattutto arbustive della flora mediterranea, arricchendo una raccolta vivente di oltre un centinaio di specie diverse in grado di raccontare un tratto notevole di storia naturale di Romagna e d’Italia. Il visitatore potrà facilmente distinguere la provenienza delle varie essenze guardando i cartellini che le accompagnano: per quelle romagnole la scritta è su fondo verde, mentre per le altre il fondo è bianco. Il Giardino è la parte vivente del museo, destinata non solo al riconoscimento di foglie, fiori, gemme, cortecce e delle piante in generale, ma soprattutto alla conoscenza della flora locale e delle sue aggregazioni vegetazionali, un patrimonio biologico e culturale inestimabile. In tal senso il Giardino è ricco di stimoli e introduce alla scoperta e allo studio dei nostri ambienti naturali, dalla costa adriatica fino all’alto Appennino, raccogliendo in particolare le specie legnose più rare della flora faentina, quelle che secoli di sfruttamento del territorio da parte dell’uomo hanno fatto scomparire o quasi dai nostri boschi. Alberi e arbusti sono sempre stati mantenuti in condizioni di naturalità, a chioma libera, con scarse potature limitate alla rimozione del secco e di alcune fronde basse, allo scopo di richiamare ancora di più le linee del paesaggio naturale e di favorire la frequentazione spontanea di specie selvatiche come pipistrelli, scoiattoli e varie specie di uccelli, spesso osservabili nel giardino. Lo sfalcio periodico dell’erba avviene per tratti non omogenei, con rispetto per le fioriture spontanee: con gli anni sono comparse alcune orchidee della nostra flora e diverse geofite come anemoni o liliacee piacevolmente armonizzate con la struttura verde che insolitamente le ospita. Tra gli esemplari più importanti della raccolta vanno ricordate due Cerrosughere (Quercus crenata) di notevole sviluppo, sempreverdi e dotate di una spessa corteccia sugherosa, appartenenti alla specie di quercia più rara del nostro Appennino e per questo protetta (Legge regionale 2/77), una bellissima Carpinella (Carpinus orientalis), curioso alberello cespuglioso dalle foglie minuscole e dal fusto contorto di provenienza balcanica presente solo in un paio di boschi relitti presso la costa e probabilmente scomparso dalle foreste collinari, il Borsolo (Staphylea pinnata), elegante rarissimo alberello dei recessi rupestri più freschi delle nostre montagne e il Melo ibrido (Malus florentina) dalle foglie frastagliate e dai delicati fiori bianchi, testimone dei querceti collinari su terrazzi sabbiosi, ormai scomparsi, dei quali i residui boschetti dell’Olmatello rappresentano solo un pallido ricordo. Non mancano tra frassini, aceri, tigli, olmi, pioppi e querce una serie di essenze estranee alla flora locale, conifere esotiche come pini e cedri ornamentali preesistenti al Giardino. Tra questi è osservabile una imponente Sequoia originaria delle foreste paludose del Nord America, alta più di venti metri, appartenente ad una specie di alberi (Sequoia sempervirens) tra i più grandi del mondo.
* Bassi S., 1985 - Il parco e le essenze arboree. In (Paganini Paganelli V., Bassi S., Costa G.P.):Museo Civico di Scienze Naturali. Il contenitore e il progetto museografico. Comune di Faenza: 49-50.
Bassi S., 1987 - Guida al Giardino Botanico. La parte vivente del Museo. Comune di Faenza. Museo Civico di Scienze Naturali. Pagg.1-27.
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Acero minore
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